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Maria Antonietta: la prima Influencer della storia

Non aveva un profilo Instagram, ma sapeva perfettamente come catturare l’attenzione del mondo. Molto prima delle campagne adv e dei filtri, Maria Antonietta aveva compreso una verità che ancora oggi guida ogni strategia di comunicazione efficace: l’immagine è potere.


Regina di Francia dal 1774 al 1792, non inventò soltanto una moda — creò un sistema di influenza capace di generare impatto culturale ed economico. Ogni sua scelta, dal colore dei tessuti alla forma delle acconciature, si traduceva in tendenza.


Le manifatture di Lione prosperavano grazie ai suoi ordini di seta, i venditori di stoffe si adeguavano ai suoi gusti, e perfino i ritratti ufficiali modificavano la domanda di mercato.Un suo abito poteva smuovere intere filiere: un fenomeno che oggi chiameremmo influencer economy.


Per questo, è considerata la prima influencer della storia — una donna capace di trasformare la propria immagine in uno strumento di potere, reputazione e business.Nel film Marie Antoinette (2006) di Sofia Coppola, la sua figura torna come una pop icon ante litteram: fragile e ribelle, ma pienamente consapevole del proprio impatto mediatico.


In questo articolo esploriamo come Maria Antonietta abbia trasformato l’immagine in un linguaggio politico, culturale ed economico, anticipando le logiche del personal branding e dell’influencer marketing moderno.



Strega del mago di Oz verde
Film Marie Antoinette, di Sofia Coppola (2006)

In questo articolo:

  1. Maria Antonietta e il potere dell'immagine

  2. La regina e il controllo della percezione

  3. Crisi di reputazione e nascita della “brand persona”

  4. Dal mito alla lezione per i brand contemporanei

  5. Influencer marketing: dal palazzo di Versailles ai feed digitali



1. Maria Antonietta e il potere dell'immagine


Dipinto di Jan van Eyck con la moglie in abito verde, simbolo di fertilità, prosperità e rinascita.
Louise Elisabeth Vigée Le Brun, Ritratto di Maria Antonietta con la rosa, 1783

Ogni epoca ha le sue piattaforme. Nel Settecento, le pareti di Versailles erano la bacheca più osservata del mondo. I ritratti di Élisabeth Vigée Le Brun, pittrice ufficiale della corte, erano l’equivalente delle campagne social: curati, studiati, calibrati per trasmettere grazia, autorità e modernità.


Ogni colore e tessuto aveva un significato:

il bianco per la purezza e la giovinezza,

il rosa per la grazia e la femminilità,

l’azzurro per richiamare la dinastia dei Borbone.


Era, di fatto, una strategia visiva: la stessa logica con cui oggi un brand sceglie palette, stile fotografico e tono comunicativo.


Maria Antonietta intuì che il modo in cui veniva rappresentata contava tanto quanto le sue azioni.

2. La regina e il controllo della percezione


Maria Antonietta capì presto che la reputazione era una forma di potere. Per mantenere consenso, controllava ogni dettaglio del suo aspetto pubblico.


Nel 1775 incaricò la sarta Rose Bertin e il parrucchiere Léonard Autié di creare uno stile unico e riconoscibile. Le sue acconciature, spesso alte oltre 60 cm, divennero un fenomeno imitato in tutta Europa.


La moda era il suo linguaggio, ma anche la sua esposizione più grande. Con il tempo, la stessa immagine che l’aveva resa influente iniziò a generare distanza: il popolo vedeva solo la regina, non la persona.


Strega del mago di Oz verde
Elisabeth-Louise Vigee-Le Brun, Maria Antonietta, 1778 circa.

3.  Crisi di reputazione e nascita della “brand persona”


Dipinto di Jan van Eyck con la moglie in abito verde, simbolo di fertilità, prosperità e rinascita.
Louise Elisabeth Vigée Le Brun, Maria Antonietta con l'abito chemise in muslin bianca, 1783.

Come accade ai brand moderni, anche Maria Antonietta visse una crisi di reputazione.


Nel 1783, alle porte della Rivoluzione Francese, Maria Antonietta abbracciò uno stile di vita più bucolico, lontana dai fasti di Versailles si ritirò nella sua Reggia del Petit Trianon. Adottò uno stile molto più semplice. In quest'occasione, si fece ritrarre dalla pittrice Vigée Le Brun in un abito di muslin bianca.


Il ritratto voleva mostrare autenticità e semplicità, ma fu percepito come inappropriato: una regina “in camicia”, e addirittura le seterie francesi temettero il fallimento a causa del nuovo look della regina.


Oggi diremmo che fu un errore di posizionamento: il messaggio era giusto, ma il pubblico non era pronto a riceverlo.


Per rimediare, la regina commissionò un nuovo ritratto nella stessa posa ma con un abito in seta blu, più solenne. Fu una mossa di crisis management ante litteram: cambiò la forma, non il messaggio.


Da quel momento nacque la consapevolezza della “brand persona”: la distinzione tra chi siamo e come vogliamo essere percepiti.


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4. Dal mito alla lezione per i brand contemporanei


Maria Antonietta non vendeva prodotti, ma un immaginario: grazia, eleganza e libertà. Attraverso la moda e le immagini, creò uno stile di vita che molte donne volevano imitare.


Il suo esempio dimostra che:

  • la coerenza visiva è fondamentale per costruire credibilità,

  • la percezione pubblica può cambiare rapidamente,

  • la gestione della crisi richiede lucidità e velocità.


Ogni brand che funziona, oggi come allora, deve trovare equilibrio tra autenticità e rappresentazione.


5. Influencer marketing: dal palazzo di Versailles ai feed digitali


L’ influencer marketing contemporaneo non è molto diverso.


Chi lavora sulla propria immagine online — che sia un brand, un imprenditore o un creator — affronta le stesse sfide: mostrare autenticità, mantenere coerenza e gestire la reputazione.


Maria Antonietta lo fece in un’epoca senza social, ma con la stessa logica: essere vista significava esistere. La regina di Francia fu una vera pioniera dell’influencer marketing: con il suo stile, le sue scelte estetiche e i suoi gesti pubblici, influenzava tendenze, consumi e desideri dell’intera corte europea.


Oggi accade lo stesso, solo su scala globale. Gli influencer orientano gusti, stili di vita e decisioni d’acquisto. Hanno il potere di trasformare la percezione di un prodotto e di costruire relazioni autentiche che generano valore reale.


Il potere non passa più per Versailles, ma per gli algoritmi e i feed digitali, e si misura in credibilità e fiducia.


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Fonti:

 
 
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