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Le 4 emozioni che guideranno i consumatori nel 2026 (e perché i brand devono conoscerle)

Aggiornamento: 23 ott

Oltre il 90% delle decisioni d’acquisto è influenzato dalle emozioni e dai processi inconsci (studio di Gerald Zaltman, Harvard Business School).


Non è un caso che le campagne pubblicitarie che fanno leva sulle emozioni raggiungono secondo Nielsen un picco del 23% nel volume delle vendite.


Già negli anni ’80 Nike con Just Do It aveva capito che non si trattava di vendere scarpe, ma l’emozione dell’empowerment. Negli anni 2000, Coca-Cola con “Open Happiness” non vende una bibita ma un simbolo (di gioia condivisa).


Scopriamo in questo articolo le 4 emozioni che guideranno i consumatori nel 2026 e in che modo i brand possono rispondere per distinguersi in un mercato saturo di comunicazioni.


In questo articolo:



  1. Dagli anni ’50 ai 2000: come le emozioni hanno guidato consumi e pubblicità prima del


Ogni fase storica è stata segnata da emozioni collettive dominanti, generate da eventi politici, economici e culturali, che hanno inciso profondamente sui consumi e sui linguaggi della comunicazione.


Negli anni ’50, nel pieno della ricostruzione post-bellica, l’ottimismo e la fiducia nel progresso si traducevano nel boom economico e nella diffusione della società dei consumi (Baudrillard, La società dei consumi, 1970). La narrazione pubblicitaria metteva al centro la famiglia e il benessere, incarnando un desiderio collettivo di stabilità.


Donna che tiene in mano un bicchiere di coca cola
Coca Cola familiare. 1960

Negli anni ’80, la crescita dei mercati finanziari e il neoliberismo di Reagan e Thatcher hanno alimentato un clima di edonismo e individualismo (Lash, La cultura del narcisismo, 1979). Il modello pubblicitario italiano inizia ad avvicinarsi allo stile hollywoodiano, e sempre più brand usufruiscono della fama di personaggi famosi per promuovere i propri prodotti.


Ramazzotti con lo sfondo di Milano, pubblicità anni 80
“Milano Da bere”, Marco Mignani, per l’amaro Ramazzotti, 1980.

Negli anni ’90, iniziano le prime polarizzazioni. Se da una parte abbiamo spot comici e avvolgenti come quello di Christian de Sica per Parmacotto, dall'altra parte abbiamo uno stile più irriverente che risponde a quel senso di impotenza rispetto a la crisi di Tangentopoli con attentati mafiosi, nonché l'eco della fine della Guerra Fredda e dei conflitti jugoslavi, in particolare la Guerra del Golfo (1990-1991) e la Guerra del Kosovo (1998-1999).


Campagna di Oliviero Toscani per United Colors of Benetton, sulla pena di morte.
Oliviero Toscani – campagne Unite Colors of Benetton -pena di morte, 1992

Negli anni 2000, invece, la paura e l’incertezza diventano emozioni dominanti: l’11 settembre 2001, la crisi finanziaria del 2008 e la precarizzazione del lavoro hanno alimentato un senso diffuso di vulnerabilità. Anche il linguaggio dei brand ha iniziato a spostarsi: più rassicurante, più orientato alla fiducia, con campagne come Real Beauty di Dove (2004), che parlava di autenticità in contrapposizione a modelli irraggiungibili.


Dove: Campaign for Real Beauty, 2004.

  1. E nel 2026?


La post-pandemia, la crisi climatica, le tensioni geopolitiche e l’avanzata dell’intelligenza artificiale stanno producendo nuove emozioni collettive. Fenomeni come il burnout riconosciuto dall’OMS (2019), i dati FAO sull’insicurezza alimentare o i dibattiti sull’uso etico dell’AI non sono semplici cronache: sono fattori che modellano la percezione sociale e determinano nuove aspettative nei confronti dei brand.


Ecco perché WGSN, attraverso le sue ricerche di mercato e sociologiche, ha individuato quattro emozioni chiave che segneranno il 2026. Conoscerle significa dotarsi di una bussola strategica per trasformare i bisogni emotivi in narrazioni capaci di emergere in un mercato saturo.



  1. Le 4 emozioni dominanti dei consumatori nel 2026


1. Danno morale: frustrazione e cinismo nei consumi


Un mix di frustrazione, rabbia e cinismo quando i consumatori sono costretti a scelte contro i propri valori (fast fashion, auto invece di trasporto pubblico, prodotti non sostenibili).


Driver principali

  • La “linea verde”: la sostenibilità percepita come lusso inaccessibile.

  • Insicurezza alimentare crescente (FAO, 2023).

  • I ricchi si spostano su esperienze low profile per ridurre il senso di colpa (Deloitte, 2023).


Per i brand significa: parlare in modo onesto delle contraddizioni, offrire alternative accessibili, riconoscere il disagio senza edulcorarlo.


Esempi

  • Nike da Just Do It a Why Do It: intercetta la fatica e il dubbio dei consumatori e lo rispetta mettendo in evidenza le preoccupazioni ed i sacrifici.




2. Ottimismo razionale: speranza concreta


In un’epoca di “Peak Pessimist”, l’ottimismo non è più ingenuo ma scelto consapevolmente. Significa riconoscere i problemi, ma scegliere di vedere le possibilità di miglioramento.


Driver principali

  • “Persuasion fatigue”: stanchezza da dibattito continuo (Scientific American, 2023).

  • “Bad world syndrome”: percezione del mondo come più pericoloso di quanto sia.

  • Bisogno di superare l’ottimismo ingenuo con una prospettiva realistica.


Per i brand significa: costruire messaggi che bilanciano realismo e speranza, senza cadere nel catastrofismo né nel “pink washing”.


Esempio

  • BMW con Real for Real: difende l’autenticità in un’epoca di AI e fake content.



BMW Certified: Butterfly Wedding, 2025


3. Desiderio: nostalgia e sogni rimandati


Un sentimento di nostalgia e saudade, il bisogno di ritrovare stabilità in un mondo di crisi. Il desiderio spinge i consumatori a cercare conforto nel passato o a rimandare i grandi traguardi della vita adulta.


Driver principali

  • Disagio empatico e burnout (OMS, 2019).

  • Declino del consumismo romantico: reazione contro la “spesa di vendetta” e lo shopping compulsivo.

  • Pausa ridefinita: il bisogno di rallentare e staccare dagli eccessi digitali.


Per i brand significa: usare il linguaggio della nostalgia, proporre esperienze rassicuranti, valorizzare rituali semplici.


Esempio

  • Kodak con Charmera: mini-fotocamera retrò in blind box, che gioca sulla nostalgia e l’effetto sorpresa.


    Kodak Charmera: mini fotocamera digitale con effetto sorpresa stile 90s
Kodak Charmera: mini fotocamera digitale con effetto sorpresa stile 90s

4. Barlumi: micro-momenti di gioia

I glimmers: micro-momenti di gioia e leggerezza che diventano strumenti di coping. Non risolvono i problemi globali, ma offrono ossigeno emotivo quotidiano.


Driver principali

  • Grande esaurimento: burnout collettivo post-pandemia.

  • Ricerca di realizzazione, più stabile della felicità effimera.

  • Spazi visti: ambienti inclusivi dove immaginazione e identità fioriscono.


Per i brand significa: creare contenuti che regalano stupore, piccoli momenti di sorpresa, leggerezza e connessione autentica.


Esempi: campagne che puntano su micro-esperienze, limited edition giocose, oppure attivazioni che regalano momenti inaspettati al pubblico.


Honda, la pubblicità è di DDB Paris, 2025


  1. Come trasformare queste emozioni in strategie di comunicazione


In un mercato saturo, le persone non rispondono più a messaggi generici. Rispondono a chi intercetta le loro emozioni reali.Per i brand, significa tradurre queste emozioni in:


  • copywriting mirato, che parla di paure, desideri e speranze concrete;

  • contenuti visivi che evocano autenticità o sorpresa;

  • esperienze digitali e fisiche che rispondono al bisogno di senso, non solo di prodotto.


Ed è qui che entra in gioco il nostro lavoro.



  1. Il nostro approccio: dal trend al contenuto


Come Blair and the Dome, seguiamo costantemente i trend globali – sia a lungo termine (come quelli di WGSN), sia a breve termine (social, microculture, linguaggi emergenti) – per integrarli nella strategia dei nostri clienti.


Il nostro servizio di content creation mensile nasce proprio da questa esigenza:

  • aiutare i brand a non rincorrere le mode,

  • ma anticiparle, adattandole con creatività al loro tono di voce,

  • e trasformare le emozioni in contenuti che attraggono, coinvolgono e convertono.


Le emozioni non sono concetti astratti: sono la materia viva del marketing. Capire quali guideranno il 2026 significa avere un vantaggio competitivo.





 
 
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